giovedì 28 agosto 2008

CITTA' IMBEVUTE DI RICORDI



Di quest'onda che rifluisce dai ricordi la città s'imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole

Italo Calvino, Le città invisibili

mercoledì 27 agosto 2008

TURISTA SENZA EMOZIONI

"La seconda sera il maestro di cerimonia aveva organizzato una spedizione nella savana. Scopo: far credere agli impiegati in contratto a tempo indeterminato che andavano a vedere il paese, che evadevano dalla loro prigione di lusso. Naturalmente non era affatto così: trasportati in 4x4 in riva al Lago Rosa per uno spettacolo di danza africana seguito dal tipico montone allo spiedo, non avrebbero visto nulla di vero. Si sarebbero spostati unicamente per verificare che il paesaggio assomigliava proprio alla brochure fornita dal tour operator. Il turismo trasforma il viaggiatore in controllore, la scoperta in verifica, lo stupore in avvistamento, il Routard in san Tommaso. Ciononostante Octave si faceva divorare dalle zanzare; un che di avventura restava dunque possibile se si dimenticava lo spray alla citronella nella camera d'albergo"

Frédéric Beigbeder, Lire 26.900, Feltrinelli

martedì 26 agosto 2008

UN UOMO SENZA STORIA

Su La Stampa di oggi mattina ho letto un articolo di Antonio Scurati.
Merita leggerlo cliccando qui!
Ne incollo qualche passaggio:

- "Col nuovo secolo siamo entrati nell'era della cronaca, conosciamo soltanto la dimensione del momento"

- "Gira e rigira, è sempre cronaca nera: un delitto al giorno e ogni giorno un delitto"

- "Il paesaggio italiano è eroso dagli abusi edilizi: sono le rovine del presente"

[immagine tratta da http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/cultura/200808images/uomostoria01g.jpg ]

lunedì 25 agosto 2008

SOLTANTO ISTRUIRE?




"Detesto tutto ciò che mi istruisce soltanto,
senza ampliare o eccitare immediatamente la mia attività"


(J. W. Goethe)







L'immagine di Goethe qui sopra riprodotta è il Ritratto di Franz Gerhard von Kügelgen (Dipinto a olio - 1810). Si trova presso Museo di Goethe Fondazione Anton e Katharina Kippenberg D-40211 Düsseldorf, Jacobistraße 2, tel. ++49 (211) 89-96262. L'ho scaricata da http://www.goethe-museum.com/italienisch/0002-italien.htm

domenica 24 agosto 2008

LA LEGGENDA DEI MONTI NAVIGANTI

Ero partito per fuggire il mondo, e invece ho finito per trovare un mondo: a sorpresa, il viaggio è diventato epifania di un'Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora.
Come ogni vascello nel mare grosso, la montagna può essere un insopportabile incubo di faide, invidie e chiusure. Ma può essere anche il perfetto luogo-rifugio di uomini straordinari, gente capace di opporsi all'insensata monocultura del mondo contemporaneo.
Contro questi "giardinieri di Dio" - elfi guardiani dei loro microcosmi e garanti dell'equilibrio ambientale della nazione - si sono accaniti in tanti (...).
Il risultato è che la montagna - pur essendo la spina dorsale fisica del paese - è totalmente scomparsa, guarda caso con la Resistenza, dalla politica e persino dall'immaginario nazionale. Sia le Alpi sia gli Appennini restano mondi subalterni, privi di autostima e di rappresentanza politica.
Oggi, a viaggio finito, so che dietro ogni alluvione, dietro ogni siccità, dietro ogni emergenza climatica, non vi è solo l'effetto serra, ma anche la guerra sistematica del potere contro le periferie più vitali, quelle capaci di tenere vivo il territorio e di impedirne la devastazione finale
" (Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti, Milano, Feltrinelli 2007)

sabato 23 agosto 2008

UNA SCUOLA UTOPICA


"Una scuola utopica, dove ogni ragazzo, finite le lezioni e magari il pranzo consumato con i compagni, abbia una piccola stanza tutta per sé dove starsene da solo, in pace, per almeno 3 ore, con la sola compagnia di penne, libri, quaderni e caso mai di un gatto che rilassa e rende sereni. Un'utopia, certo. Ma ai ragazzi di oggi manca molto la solitudine, il vuoto, lo studio individuale. Se non glielo restituiamo, perderemo la possibilità di farli imparare davvero. E tutti disperderemo il patrimonio di cultura che invece la scuola dovrebbe conservare"

(Paola Mastrocola, La scuola raccontata al mio cane - Guanda Editore)

venerdì 22 agosto 2008

LE BUSTINE DI LIEVITO


Le buone letture,
le buone amicizie,
le buone esperienze
sono come bustine di lievito:
se non si impastano con la vita
e rimangono incellofanate
non fanno il loro mestiere




Nella foto:Donna che impasta il pane. Statuetta in terracotta. Tanagra, III sec.a.C.. Museo Archeologico Nazionale, Atene. Tratto dal sito http://www.beniculturali.it/alimentazione/sezioni/origini/pane.html
.

giovedì 21 agosto 2008

BAMBINI (E ADULTI) CON LA PENNA IN MANO





Traggo (e condivido) qualche passaggio di un'intervista che Luisa Corrada ha fatto a Luisa Mattia a proposito del libro che vedete qui sopra. Qui la potete leggere integralmente l'intervista.

La complicità della lettura. "
I bambini adorano ascoltare le storie, anche le stesse per infinite volte... Se ascoltano così volentieri è perché c'è un adulto che attraverso il suo corpo e la sua voce li fa entrare in un mondo immaginario. Tra loro si stabilisce allora una complicità, un canale di comunicazione diretto, incantato. E' un fatto quasi ancestrale".

Trasportati dalla storia. "
Quando è che scatta quindi il piacere di scrivere? Quando prende forza la storia. Mentre per un adulto che scrive c'è anche il gusto linguistico dello stile, il senso della scelta di una parola, dell'eleganza di una frase, per un bambino fino ai dieci anni questo aspetto meramente linguistico è molto secondario. Quello che domina è la storia".

L'errore. "L'errore è parte integrante della lingua e soprattutto dell'apprendimento di una lingua. (...) L'errore è occasione di spiazzamento del punto di vista: basta cambiare una vocale e la zuppa diventa la zappa, un'altra cosa. Con gli errori i bambini giocano e si divertono, considerandoli una scoperta, che si porta dietro narrazioni, suggestioni, assonanze… Spesso i bambini inventano parole inesistenti che in una scuola tradizionale vengono regolarmente cassate. Invece il mondo linguistico di un bambino contempla anche le parole inventate a partire da un errore. In questo senso lavorare con l'errore non significa mettere in conflitto errore e correzione, anzi se io sbaglio tra zuppa e zappa , è sicuro che quell'errore non me lo scordo più. Ci ho giocato, ho riso, ho costruito con la fantasia, ho immaginato, ho scritto altre parole, mi sono divertito. In una lunga catena associativa che è il requisito essenziale di ogni apprendimento, lingua compresa".

Visione cosmogonica dei bambini. I bambini prediligono "quei libri che, ripetendo gli schemi della fiaba popolare e della narrazione, rispondono ai bisogni più profondi dei bambini, che hanno una visione cosmogonica delle cose... bene male, buono cattivo, una drastica separazione che li conforta e che cercano anche nei libri".

Le storie inventate dagli adulti. "Creare storie con i bambini significa attingere a quello che sai già fare, scoprire che non te lo sei scordato, capire che è perfetibile e che può evolvere ancora"

"GOOGLE CI RENDE STUPIDI?"

L’uso di internet trasforma il nostro cervello. Assorbiamo più informazioni di prima, ma in modo più superficiale, saltellando da un testo all’altro. Stiamo perdendo la capacità di riflettere e di concentrarci sui testi lunghi. Quindi: siamo destinati a diventare più stupidi. E’ la tesi sostenuta di Nicholas Carr, giornalista tecnologico e autore del blog roughtype.com.

"Un tempo non avevo difficoltà a immergermi in un libro o in un lungo articolo: la mia mente si lasciava catturare dal racconto - o dalla complessità di un ragionamento - e trascorrevo ore a percorrere in lungo e in largo il testo. Oggi non ci riesco quasi più. Anzi, spesso la concentrazione comincia a calare dopo due o tre pagine. Non riesco a stare fermo, perdo il filo, cerco qualcos'altro da fare. (...) Come ha osservato negli anni sessanta il teorica dei mass media Marshall McLuhan, i mezzi d'informazione non sono dei canali passivi: forniscono i contenuti su cui si elabora un pensiero, ma al tempo stesso influenzano lo stesso processo di formazione del pensiero. Ho l'impressione che internet stia demolendo la mia capacità di concentrazione e di riflessione".

Il pensiero del giornalista statunitense, cui il settimanale “Internazionale” ha dedicato un ampio spazio (nr. 751 del 4/10 luglio 2008), ha scatenato un acceso dibattito tra i guru della rete. Stowe Boyd, esperto di tecnologie, ad esempio sostiene che se ancora non siamo in grado di riconoscere la superiorità del “pensiero reticolare”, proprio di internet, è solo perché continuiamo a confrontarlo con il nostro vecchio “modo lineare” di ragionare, basato su testi lunghi. “Questo modello reticolare – sostiene Boyd – permette di ascoltare più voci che discutono tra loro”, passando da una tesi all’altra attraverso una rete.

mercoledì 20 agosto 2008

SOGNI E SCHIAVITU'



Chi non trascorre

i suoi giorni

nel regno dei sogni

è schiavo dei giorni

(Gibran)


[L'immagine sopra riportata è tratta da http://www.parlandosparlando.com/view.php/id_730/lingua_0/ ]

martedì 19 agosto 2008

FRED PEARCE, A LEZIONE DI GIORNALISMO

Il signore che vedete nella foto si chiama Fred Pearce, è un giornalista scientifico, si occupa di ambiente e scienza per la rivista New Scientist, nel 2001 è stato nominato in Gran Bretagna "giornalista ambientale dell'anno".

Lo cito perché, nell'epoca delle personalizzazioni eccessive, non capita molto spesso di leggere affermazioni di buon senso (per giunta da parte di un giornalista). Tali frasi provengono da un'intervista rilasciata a Lida Yasmin Mahdavi e pubblicato sul mensile "La Nuova Ecologia" di luglio-agosto 2008.

"Non sono un verde, né un attivista impegnato in battaglie ideologiche (...). Io sono un giornalista. In molti pensano che un giornalista ambientalista debba necessariamente essere anche un attivista. Evidentemente credo che il giornalista scientifico sia importante, altrimenti non avrei passato la vita a occuparmene, ma allo stesso tempo so di non conoscere le risposte ai problemi di cui mi occupo, né di doverlo fare. Per esempio, non so dire se saremo in grado di controllare i cambiamenti climatici con la tecnologia; non sta a me dirlo. Il mio compito professionale è quello di studiare, indagare, costruire inchieste, presentare quello che vengo a sapere in modo comprensibile e corretto, ma sempre tenendo ben presente che la nostra conoscenza delle questioni e delle possibili soluzioni è parziale. (...) L'importante, quando si pone un problema, è cercare soluzioni mantenendo una sincera disposizione all'apertura e al dialogo. Le risposte già pronte non le ha nessuno, neanche gli scienziati o gli ambientalisti".

FANTASIA E RAGIONE


“La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione; né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà. Se mai gli uomini si trovassero in condizioni tali da non voler conoscere o da non poter percepire la verità (fatti o testimonianze), allora la Fantasia languirebbe finché essi non guarissero. E, se mai arrivassero a quello stato (e non sembra del tutto impossibile), la Fantasia perirebbe e diverrebbe Morbosa Illusione”

(J.R.R. Tolkien nel saggio On Fairy-Stories – Sulle fiabe - pubblicato in Italia da Bompiani nel libro Albero e foglia )

sabato 16 agosto 2008

A SERVIGLIANO E' DI SCENA "HIDALGO" - sogno di un cavaliere errante




Ieri sera a Servigliano, nelle Marche, ho assistito a uno spettacolo del GAMS - Gruppo Alfieri e Musici Storici. Titolo: Hidalgo - sogno di un cavaliere errante. Ispirato dal Don Chisciotte. Semplicemente splendido!

domenica 10 agosto 2008

LA CASA COME LUOGO DELL'ANIMA di Christopher Day



Ho letto un bel libro di un architetto. Si intitola "La casa come luogo dell'anima" e se volete potete saperne di più cliccando qui.

Ecco alcuni concetti che vorrei fissare nella memoria:

  • la forma influenza le relazioni

  • la gente non frequentava le cattedrali medievali per contemplare l'architettura, ma per partecipare ai rituali religiosi: l'architettura imprime un particolare carattere all'esperienza, è spazio e confini in cui le cose avvengono, influenzando fisico e stato d'animo

  • un tavolo circolare è diverso da un tavolo rettangolare, sia fisicamente che simbolicamente

  • l'equilibrio è qualcosa di dinamicamente vivo: placa il movimento, ma non lo blocca, né lo irrigidisce

  • le case e le stanze a forma di scatola sono aride: il rettangolo indebolisce l'umana vitalità

  • ascoltare è l'opposto di discutere con accanimento. Le discussoni polarizzano le rispettive posizioni. Non sono mai riuscito a convincere nessuno (né mi sono lasciato convincere) per mezzo di una discussione. Dall'ascolto invece nascono le giuste domande.

venerdì 1 agosto 2008

PENSIERO VACANZIERO

Obbligarsi a fermarsi e a scrivere. A fare silenzio. Ad allontanare libri, giornali e riviste. Obbligarsi a riflettere senza supplementi di letture. Obbligarsi a fermarsi per ripensare, sintetizzare, trovare la formula giusta per raccontare le cose.

Portarsi dietro solo un notes e una penna, nient'altro. Solo un notes per appuntarsi idee, riflessioni e parole. Un notes che costi poco, che pesi meno, che stia in tasca, che non dia ingombro. Un notes su cui annotare, per riporre in un luogo sicuro i pensieri.

Allontanarsi dalla mangiatoia e digerire: semplice, naturale, eppure tremendamente difficile: vincere la tentazione di perdere tempo, vincere la sete di novità, vincere il bisogno di ingurgitare in continuazione, vincere il timore che solo col prossimo libro, col prossimo articolo, col prossimo giornale potrò finalmente fermarmi a riflettere.

E poi parlare: tradurre i pensieri in parole, dar voce alle emozioni, esprimere parlando e condividendo, esprimere per il gusto di creare un rapporto, di dialogare, di mettersi uno accanto all'altro.

[ l'immagine sopra riportata è tratta da http://misesti.blogspot.com ]