Sono cose da bambini, ma a volte i bambini fanno cose da grandi. E le fanno bene.
Oggi le cronache danno spazio a due storie: due bambini salvano la vita a due adulti.
La prima storia è avvenuta a Bolzano: un bimbo di 7 anni tira il freno a mano, chiama il 112 e salva il padre dall’infarto. Riportiamo che cosa ha detto la mamma del bimbo e moglie dell'infartuato al Corriere del Trentino: «Non voglio fare di mio figlio un eroe ma quello che conta di questa storia è l’atteggiamento che dobbiamo avere verso gli smartphone. Non dobbiamo descriverli come il male assoluto ai nostri figli ma spiegare loro che possono essere strumenti efficaci per molte azioni positive. Anche salvare una vita, come testimonia quanto accaduto a Ferragosto»
Uno dei giochi che più mi appassionano è quello di scoprire l'implicita ironia delle parole. Il nome ufficiale della Corea del Nord, quella da decenni guidata dalla famiglia Kim e attualmente dal Leader Supremo Kim Jong-un , è Repubblica Popolare Democratica di Corea. Repubblica Popolare Democratica. Cercasi un senso alle parole.
A campagna elettorale terminata (destinata forse a continuare sono un'altra forma), qualche spunto utile viene fuori sul fronte big data.
Su Wired ho letto che l'algoritmo del social sentiment relativo al voto non ha funzionato al meglio. Il sistema funziona bene negli USA (con la presenza di due soli partiti), meno bene in Italia. Inoltre l'algoritmo è costruito per tenere conto solo delle opinioni positive espresse nei confronti di un partito, ma le vicende di cronaca del finale della campagna elettorale (attentato di Maceraa e rimborsopoli grillina) hanno portato elettori del M5S e della Lega a difendersi per attaccare gli altri, piuttosto che a esplicitare il loro voto. Il buon senso direbbe che è la stessa cosa, ma non per l'algoritmo utilizzzato. C'è quindi ancora un po' di lavoro da fare!
C'è un grossa confusione sull'euro. Visto che ne sento di ogni tipo, a chi interessa dico come la penso io. Magari mi sbaglio, o forse no.
La tesi di chi vuole uscire dall'euro è la seguente:
1) potremmo svalutare la moneta (chiamiamola "lira 2") e QUINDI rendere le nostre esportazioni più competitive;
2) inoltre potremmo finalmente sottrarci all'austerity imposta dalla UE e ai conseguenti vincoli di bilancio.
Il guaio è che la realtà è un po' più complicata.
Rispetto al punto 1), uscire dall'euro = uscire dall'Unione = uscire dal mercato unico = svalutazione della "lira 2". Pertanto, dal punto di vista prettamente monetario, i prodotti italiani sarebbero più facilmente vendibili (in quanto costerebbero meno all'importatore). Piccolo problema: gran parte del nostro export è verso i Paesi UE, e uscendo dalla UE perderemmo l'accesso al mercato unico europeo (è un problema per la Gran Bretagna che aveva mantenuto la sterlina, figuratevi per l'Italia, seconda economia "manufatturiera" in Europa). Tra l'altro, rispetto alle opportunità della svalutazione per esportare di più i nostri prodotti, ricordo che nel 2012 l'euro era 1,4 sul dollaro, ora è a 1,07: le esportazioni volano eovviamente se ne avvantaggiano i Paese dell'area Euro più fortis (in primi la Germania). E' vero invece che l’inflazione alta aiuta chi ha i debiti, perché col passare
del tempo l’inflazione diminuisce il valore reale del debito (perché
grazie all’inflazione la moneta vale sempre meno nel tempo). Chi penalizzerebbe maggiormente l'inflazione? Le persone ricche che posseggono liquidità, che vedranno diminuire il valore reale della
loro liquidità a causa dell’inflazione. Allora i ricchi, per non
perdere il valore dei soldi, preferiranno investirli e spenderli,
generando così lavoro. Ma potranno anche avvantaggiarsi coloro che, volendo iniziare una nuova attività e non avendo soldi, chiederanno prestiti alle banche: grazie all’inflazione il suo debito nel tempo perderà valore.
Sul fornte import, la svalutazione farebbe aumentare il costo delle materie prime che importiamo. La nostra bilancia commerciale peggiorerebbe e i prezzi interni aumenterebbero, riducendo il potere di acquisto di tutti coloro che vivono del proprio salario. Per avere un precedente storico italiano della deriva inflazionistica basta rileggersi le vicenda della delle Am-lire.
Oltre a questo, non ci vuole molta fantasia per capire che cosa potrebbe accadere "concretamente" di fronte a un'uscita dall'euro, ci sarebbe l’assalto a bancomat e sportelli
bancari... tra la
sera della domenica elettorale ed il primo consiglio dei ministri, le
banche sarebbero già saltate.
Rispetto al punto 2), se decidiamo di uscire dall'UE, potremmo infischiarcene del limite del 3% del deficit pubblico e ogni percorso di rientro dal debito. Ma dovremmo pure modificare l'articolo 81 della Costituzione Italiana.
Ma ipotizziamo pure di modificare la Costituzione... Se, come detto sopra, la "lira 2" si svaluta e i prezzi interni salgono, e ci togliamo dalla testa l'ombrello della BCE (che non acquisterebbe più il nostro debito), come possiamo convincere i privati a comprare i titoli di Stato italiani? C'è un solo modo: impegnandoci a pagare tassi di interesse molto più alti di oggi e aumentare la nostra credibilità verso i potenziali acquirenti che vedrebbero aumentare ulteriormente l'enorme debito pubblico. Insomma: per trovare qualcuno disposto a comprare i nostri titoli, o a rinnovare quelli che detiene, dovremmo porre in atto paradossalmente politiche più e non meno "austere" di quelle di oggi.
In sostanza, ma posso sbaglairmi, l''uscita dall'euro non darebbe ossigeno alle imprese esportatrici, aumenterebbe il costo delle importazioni, e quindi l'inflazione interna. E l'attuale bilancio pubblico sarebbe gravato da pagamenti per interessi sul debito destinati ad aumentare.
E' sempre utile e ricca di stimoli la lettura del rapporto annule del Censis. Ho letto con interesse le pagine che il Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2016 dedica alla scelta universitaria (122-126). Prima della scelta.
Il principale motivo alla base della scelta del corso di laurea è l'interesse verso la disciplina (68,4%), il secondo motivo è rappresentato dalla prospettive lavorative (16.3%). Altre motivazioni contanto poco nella scelta. Al termine degli studi.
Un laureato su tre (32,4%) non si riscriverebbe allo stesso corso di laurea. Il motivo? Insoddisfazione per gli sbocchi professionali aperti dopo la laurea (58,2%) e maturazione di nuovi interessi (20%). Una conclusione: l'importanza di un orientamento più consapevole.
Prima della scelta universitaria, l'aspetto occupazionale "pesa poco", ma, al conseguimento della laurea, tale aspetto rappresenta il principale rimpianto per la scelta fatta. Risulta pertanto opportuno orientare maggiormente i giovani "bilanciando le legittime inclinazioni personali (...) con le dinamiche del mercato del lavoro".
L'Atlante del lavoro e delle qualificazioni descrive i contenuti del lavoro
in termini di attività (task, compiti,…) e di prodotti-servizi
potenzialmente erogabili nello svolgimento delle stesse attività
descritte.
I contenuti del lavoro sono rappresentati, e resi navigabili, attraverso uno schema di classificazione formato da 24 settori economico professionali.
La classificazione dei settori economico-professionali (SEP) è stata
ottenuta utilizzando i codici delle classificazioni adottate dall’ISTAT,
relativamente alle attività economiche (ATECO 2007) e alle professioni
(Classificazione delle Professioni 2011), ed è interamente ad esse
connessa. La classificazione SEP è composta da 23 settori più un settore
denominato Area Comune. L’Area Comune raccoglie tutte quelle attività
lavorative non caratterizzate in modo specifico da uno specifico settore
come attività riguardanti: l’amministrazione, il marketing, la
comunicazione e le pubbliche relazioni, gli affari generali, la gestione
delle risorse umane,… In questo senso l’Area Comune è quindi da
considerarsi come un addendum rispetto agli altri 23 settori di cui è
composta la classificazione.
Parla di storia e di giornalismo, della lentezza dello storico che deve allontanarsi dai fatti per comprenderli e della velocità del giornalista che non ha tempo ma deve reagire velocemente. Parla degli storici del futuro e di quelle tracce di storia futura già presenti ora (un'età pre-globalizzazione e una post-globalizzazione). L'intervista allo storico inglese Antony Beevor rilasciata per Linkiesta è una testimonianza interessante perché "sarà la fretta a uccidere la democrazia".
Facili profezie di inizio anno (alla Frate Indovino).
Dal momento che l'uomo è sempre uguale a se stesso, è facile ipotizzare che le inquitudini maggiori delle persone riguarderanno il lavoro, la sicurezza, la salute, l'accesso alle cure, il cibo sicuro, l'educazione dei figli e la preoccupazione per i risparmi. Prepariamoci perché le dichiarazioni dei politici, gli articoli di giornali, post e twit verteranno per lo più su questi argomenti.
Qui si seguito alcune considerazioni su:
1) Salute, ambiente e cibo.
Sul fronte della salute, il tema si lega sempre di più alla qualità ambientale. A fine 2016 l'Agenzia europea per l'ambiente (Eea) ha dichiarato che lo smog abbassa la qualità della vita ed è all'origine di 467mila morti premature in Europa (qui potete leggere l'Air quality in Europe - 2016).
2) Ricostruzione e corruzione.
Assisteremo alla ricostruzione post terremoto (o almeno me lo auguro!). A questo proposito mi auguro che le buone intenzioni espresse da Michele Corradino, Commissario dell'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) siano realtà. Mi riferisco al suo libro "E' normale... lo fanno tutti. Storie dal vivo di affaristi, corrotti e corruttori" (Edizione Chiarelettere, 2016).
Per la corretta ricostruzione non bisogna intervenire bloccando le opere, ma accompagnare le amministrazioni in un percorso di legalità. In particolare, il controllo dell'Anac riguarda prevalentemente i bandi, le procedure di gara, le assegnazioni (il controllo delle aziende edili è invece affidato al Ministero dell'Interno). Inoltre il nuovo Codice degli appalti restringe la possibilità di introdurre varianti e individua diversi livelli di responsabilità, rendendo più semplice fare delle verifiche a posteriori. Nel libro si parla di corruzione 2.0, ovvero di un nuovo modello di tangente, smaterializzata: non più solo scambio di denaro in cambio di un favore, ma anche un favore contro un favore (es. il subappalto come tangente).
Sempre a proposito di corruzione, secondo l'Associazione Transparency International Italia, ogni anno alla collettività la corruzione e lo spreco nel Servizio sanitario nazionale costano sei miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni in quattro aziende sanitarie su dieci si sono verificati espisodi di corruzione.
3) Sharing economy, se ne riparlerà
A fine 2016, la proposta di legge parlamentare sulla sharing economy è stata respinta. Ha però avuto il merito di essere il primo tentativo di regolamentare il fenomeno, per il quale occorre garantire le tutele di chi utilizza i beni e i servizi in comune, contribuendo anche a far entrare nelle casse del fisco le imposte connesse ai guadagni.
Nel frattempo l'Osservatorio nazionale per la sharing mobility dà alcuni numeri significativi: 13.000 le biciclette offerte in condivisione (bikesharing), 200 i comuni italini che hanno attivo il bikesharing, 5.764 le auto offeere in condivisione in Italia (carsharing), 29 le cttà italiane che offrono il servizio di carsharing.
Nel frattempo, in Italia aumentano le iniziative di sharing a livello territoriale: Toyscircus (primo noleggio italiano di giocattoli), Ginger (Gestione idee geniali in Emilia Romagna, una piattaforma di crowfunding a chilometro zero), GoGoBus (servizio di social bus sharing).
Ieri ho visitato la splendida Venaria Reale che in questi mesi ospita, tra l'altro, la mostra "Brueghel. Capolavori dell'arte fiamminga". Visto che da poche settimane si è concluso l'Anno della Misericordia, mi piace riprodurre qui sotto un dipinto che mi ha particolarmente colpito. Si tratta del dipinto di Pieter Brueghel il Giovane, intitolato "Le sette opere di misericordia" (1616, Collezione privata, Belgio), in cui le sette opere di mericordia corporale sono rappresentate in un unico dipinto: 1) dar da mangiare agli affamati,
2) dar da bere agli assetati,
3) vestire gli ignudi,
4) alloggiare i pellegrini,
5) visitare gli infermi,
6) visitare i carcerati,
7) seppellire i morti.
Alcuni spunti molto interessanti si trovano in questa intervista rilasciata da Gian Paolo Barbetta alla Fondazione Lang Italia, in cui si sottolinea la funzione dell Fondazioni e la necessità di valutare gli impatti per aumentare la conoscenza.
Nel migliore dei mondi possibili, noi dovremmo avere il tempo a disposizione per presentarci e per presentare i nostri progetti. Nella realtà concreta, questo tempo non ce lo abbiamo mai. Abbiamo degli scampoli di tempo... e in quei pochi minuti dobbiamo dare il meglio. In questi casi è utile l'Elevator Pitch, ossia una presentazione a forte impatto di se
stessi o della propria azienda in circa 60 secondi. Troppo pochi 60 secondi? Per parodiare una celebre frase di un vecchio film: "è il mondo moderno bellezza!".
In questi giorni sto traducendo per una mia amica una visita pastorale del 1835 a una serie di chiese del Monferrato. Al di là del latino non proprio classico e dell'interpretazione della grafia (molto bella, ma non sempre comprensibile), sto incontrando qualche problema con i termini tecnici. Per fortuna, anche su questo fronte, il web viene in aiuto! Ho trovato questo il Thesaurus del corredo ecclesiastico di culto cattolico.
Caro Lucilio, "dovrei sapere anche questo? E che cosa potrei mai ignorare allora...".
Libera traduzione mia. Ma chissà quanto riderebbe oggi Seneca della nostra sindrome da connessione continua: iperpresenza, iperinformazione... iperdimenticanza!
E' il 25 aprile. Data di un fine. Data di un inizio. Rubo le parole (e condivido le emozioni) di una grande poetessa polacca.
Come spesso accade, detto in versi, vale doppio! Le parole risuonano come un'eco e superano il loro significato per appiccicare nel cuore risonanze e suggestioni impreviste.
LA FINE E L'INIZIO
Dopo ogni guerra c'è chi deve ripulire. In fondo un po' d'ordine da solo non si fa.
C'è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C'è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C'è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c'è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un'altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C'è chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com'era.
C'è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata
Ma presto lì si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po' noioso.
C'è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull'erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c'è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
Parlare di mentalità mafiosa in un piccolo centro del Monferrato. E’ quello che hanno fatto Carlo
Piccini e Selma Chiosso, rispettivamente referente di LIBERA per la provincia di Alessandria e giornalista
della Stampa. L'evento si è tenuto domenica 26 gennaio 2014 a Lu, in occasione dell’incontro “Finché
qualcuno avrà bisogno di un favore... Mentalità e criminalità mafiosa”organizzato dal mensile locale Al Pais d’Lu
presso la sala consigliare di Lu,
La ‘ndrangheta è un fenomeno malavitoso ormai ben
radicato nel Nord ovest e anche nell’Alessandrino, come dimostrano i fatti di
cronaca relativial “cosca” di Bosco
Marengo, alla triste storia di Villa Saetta e alle indagini sul Chiosco Grigio
di Alessandria. Ma, accanto a questi fatti in cui la mano della ‘ndrangheta è
stata dimostrata, vi sono una serie di fatti di cronaca quotidiana che potrebbero
essere collegati a una presenza mafiosa ancora più capillare (come ad esempio il caso Belsito di Lu, su cui
ancora non è stata fatta piena luce). Oggi non ha più quindi senso parlare di “infiltrazione” mafiosa, in quanto la ‘ndrangheta si è ormai
diventata una solida realtà ben strutturata sul territorio, con tanto di
organigramma e solide alleanze con il narcotraffico
internazionale. E non ha senso pensare che la malavita organizzata non
attecchisca tra le nostre bucoliche colline.
Libera,
partendo dalla propria esperienza, ha sottolineato che la capacità di
diffusione della ‘ndrangheta è direttamente proporzionale al silenzio e alla
debolezza delle comunità (per questo i piccoli comuni sono particolarmente a
rischio): clientelismo, favori propinati e accettati, trasgressione delle
regole rappresentano il brodo di coltura che rende più forte la criminalità
organizzata. Per contrastarla occorre rafforzare gli anticorpi della comunità:
riaffermare il valore dei beni comuni e compattare le persone attorno al valore
della legalità (a partire dalle piccole cose).,
“Lo
Stato deve dare ai cittadini, come diritto, ciò che la mafia da’ come favore”, questa
frase di Carlo Alberto dalla Chiesa, ricordata spesso anche da Don Ciotti e
dallo stesso Piccini durante la serata, esprime l’essenza fra il vivere in uno
stato di diritto o in uno stato mafioso.
Al
termine della serata, il folto e attento pubblico è ritornato a casa con una certezza:
la mafia è anche cosa nostra.
Ecco la poesia che Trilussa scrisse nel 1914. Leggetela bene... la poesia non invecchia, è sempre contemporanea!
Ninna nanna, nanna ninna, er pupetto vò la zinna: dormi, dormi, cocco bello, sennò chiamo Farfarello Farfarello e Gujermone che se mette a pecorone, Gujermone e Ceccopeppe che se regge co le zeppe, co le zeppe d'un impero mezzo giallo e mezzo nero. Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno fra le spade e li fucili de li popoli civili Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s'ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d'una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Chè quer covo d'assassini che c'insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse. Fa la ninna, cocco bello, finchè dura sto macello: fa la ninna, chè domani rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima. So cuggini e fra parenti nun se fanno comprimenti: torneranno più cordiali li rapporti personali. E riuniti fra de loro senza l'ombra d'un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone! Qui Gigi Proietti legge, da par suo, una parte della poesia.